L’Oliva di Gaeta DOP è un preparato alimentare che deriva dalla oliva itrana con l’aggiunta di acqua e sale secondo le disposizioni del disciplinare. L’oliva itrana deriva dalla cultivar itrana che è una pianta tipica del basso Lazio

Il primo documento che parla di oliveti nella zona di Gaeta è il testamento del duca di Gaeta Docibile II dell’anno 954. Questo prodotto, descritto già da Virgilio nell’Eneide, ebbe la sua massima diffusione nel 1400 grazie alle attitudini all’agricoltura, al commercio e alla navigazione dei cittadini dell’allora Ducato di Gaeta, che esportarono l’olio e le olive di Gaeta in tutto il Mediterraneo, facendone un alimento molto richiesto e apprezzato per l’ottima qualità. L’oliva di Gaeta era conosciuta anche nel Rinascimento in molte regioni di Italia. È noto come già il duca di Ferrara Ercole I, nel XV secolo, ne apprezzasse la qualità.

L’Oliva di Gaeta ha ricevuto la Denominazione di Origine Protetta nel dicembre del 2016. Il prodotto è leggermente affusolato, di colore nero – violaceo, di sapore vinoso, amarostico con sfumature acetiche. La particolare consistenza morbida della polpa e il netto distacco di questa dal nocciolo la differenziano dalle altre olive da tavola italiane.

La pianta offre il proprio frutto poco prima della primavera. Le olive di Gaeta, però, vengono raccolte in pieno autunno e conservate in salamoia. Il processo di conservazione dell’Oliva di Gaeta è semplice, ma richiede tempo. E’ il processo stesso che riduce l’amarezza del frutto appena raccolto e lo rende commestibile. L’operazione – del tutto naturale e senza l’aggiunta di conservanti – consiste nel lasciare l’oliva in salamoia (con sale marino) per otto mesi.

Ogni anno, a luglio, Gaeta ospita la Festa dell’Olio e dell’Oliva di Gaeta. Ma il prodotto è anche protagonista di un’altra sagra di maggio: la Festa della Tiella e dell’Oliva di Gaeta. Può essere consumata a tavola anche come elemento di antipasto ma normalmente viene utilizzata per insaporire insalate, pietanze a base di pasta o di pesce, come il baccalà, pesce al forno o per insaporire sughi con il suo gusto amarognolo e deciso. Elemento tipico della tiella laziale, è anche ingrediente ottimale per la scarola ripassata con uvetta e pinoli e la “carne alla pizzaiola”.